Il “conto” delle rottamazioni: mancano all’appello 6,6 miliardi per le pensioni future
Il sistema pensionistico italiano potrebbe presto dover affrontare un buco da 6,6 miliardi di euro. A lanciare l’allarme è il Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) dell’Inps, che denuncia le pesanti ricadute finanziarie causate da tre provvedimenti di saldo e stralcio dei crediti contributivi non versati, introdotti tra il 2018 e il 2022.
Secondo il Civ, le somme che avrebbero dovuto essere versate da aziende e lavoratori autonomi fino al 2015 sono state eliminate dal bilancio Inps, ma le prestazioni previdenziali a cui quei contributi erano legati dovranno comunque essere garantite. Questo implica che l’Istituto dovrà reperire i fondi mancanti, presumibilmente attingendo alla fiscalità generale.
Che cos’è il saldo e stralcio dei contributi e come funziona
Il “saldo e stralcio” è una misura che permette di cancellare debiti contributivi ritenuti di difficile o impossibile riscossione, in genere a causa dell’anzianità del credito, della morte del debitore o della sua situazione economica compromessa. Tra il 2018 e il 2022, sono stati attuati tre importanti interventi normativi:
- Decreto-legge 119/2018: stralcio dei debiti fino a 1.000 euro, maturati tra il 2000 e il 2010.
- Decreto-legge 41/2021: saldo e stralcio dei debiti fino a 5.000 euro per il decennio 2000-2010.
- Legge di Bilancio 197/2022: stralcio dei crediti fino a 1.000 euro maturati tra il 2000 e il 2015.
In totale, secondo il Civ, queste misure hanno portato all’eliminazione di 16,4 miliardi di crediti Inps, ma la parte “non compensabile” da altri strumenti ammonta a 6,6 miliardi: il vero “buco”.
Perché è un problema per il sistema pensionistico
Il nodo centrale è legato al principio di automaticità delle prestazioni previdenziali: in particolare, per i lavoratori dipendenti, le pensioni devono essere erogate anche in assenza di contributi versati, se questi erano previsti.
Quindi, anche se l’Inps ha cancellato quei crediti perché giudicati irrecuperabili, l’obbligo di pagare le pensioni rimane. Di conseguenza, l’Istituto sarà costretto a trovare copertura per questi 6,6 miliardi di euro, pena la messa in crisi dell’equilibrio finanziario del sistema previdenziale.
Il Civ chiede che tali oneri vengano coperti dallo Stato, attraverso trasferimenti adeguati nelle future leggi di bilancio.
Le gestioni più colpite: artigiani e commercianti
Particolarmente gravi sono anche gli effetti sulle gestioni autonome degli artigiani e dei commercianti. In questi casi, il problema si somma alla ritardata comunicazione della cessazione dell’attività da parte delle imprese, che genera crediti formalmente attivi ma in realtà irrecuperabili.
Secondo i dati del Civ:
- La gestione artigiani ha registrato eliminazioni di crediti per 213 milioni di euro;
- La gestione commercianti per 565 milioni di euro.
Il Civ chiede di migliorare i flussi informativi tra Inps e Camere di commercio, proponendo la stipula di un nuovo protocollo con Unioncamere per evitare simili problemi in futuro.
Impatto sul rendiconto 2024: 13,7 miliardi di euro in meno
Il riaccertamento dei residui attivi e passivi al 31 dicembre 2023, unito all’eliminazione di altri importi non più recuperabili, ha comportato una riduzione complessiva di 13,7 miliardi nel Rendiconto generale 2024 dell’Inps.
Tuttavia, secondo il Civ, non ci saranno conseguenze dirette sul patrimonio dell’Istituto, ma si tratta comunque di una perdita contabile rilevante che inciderà sulla trasparenza e sostenibilità futura della previdenza.
Le critiche del Partito Democratico
Il Partito Democratico, tramite la responsabile Lavoro Maria Cecilia Guerra, ha criticato duramente i condoni, definendoli un regalo per pochi a danno della collettività. Guerra denuncia che i condoni avrebbero già sottratto 15,4 miliardi di euro al bilancio Inps nel 2024, e che ora l’Italia dovrà trovare 6,6 miliardi per pagare pensioni a cui non corrispondono contributi versati.
Nel frattempo – sottolinea la deputata – mancano i fondi per affrontare le ripercussioni dei dazi USA, lasciando il Paese in balia di scelte economiche poco lungimiranti.
L’Inps smentisce: “Nessun buco di bilancio”
L’Istituto, tramite una nota ufficiale, ha voluto smentire l’allarme, affermando che non esiste alcun buco nei conti. Le operazioni di stralcio sarebbero avvenute nel rispetto delle regole contabili, con l’adeguata copertura tramite fondi di svalutazione.
L’Inps ribadisce inoltre di aver rafforzato i sistemi di controllo e di voler continuare a migliorare l’efficienza delle proprie operazioni di riscossione.
Il caso del “buco contributivo” mette in luce l’enorme sfida della sostenibilità del sistema previdenziale. Se da un lato è comprensibile il tentativo di “pulire” i bilanci da crediti ormai irrecuperabili, dall’altro resta la necessità di trovare risorse vere per pagare le pensioni.
Il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps ha fatto la sua parte denunciando la situazione. Ora la palla passa al Governo e al Parlamento: la copertura da fiscalità generale appare l’unica strada, ma non priva di conseguenze per i conti pubblici e per la fiducia dei cittadini nel sistema pensionistico.