Il Confine Sottile tra Donazione e Abuso
Quando e perché si lascia l’eredità alle case di riposo
La decisione di destinare parte – o addirittura l’intero – patrimonio a una casa di riposo non è mai casuale. Dietro un gesto apparentemente semplice si celano motivazioni profonde, spesso legate a dinamiche affettive, familiari e sociali complesse.
Gratitudine e riconoscenza per l’assistenza ricevuta
Tra le ragioni più comuni spicca la gratitudine. Molti anziani, specialmente se rimasti soli o in condizioni di salute precarie, sviluppano un profondo senso di riconoscenza verso la struttura che li ha accolti e assistiti con cura. Infermieri, operatori socio-sanitari e volontari diventano spesso figure di riferimento affettivo, in alcuni casi più presenti e solidali dei familiari stessi. Non sorprende quindi che alcuni decidano di lasciare in eredità i propri beni a favore della struttura, affinché possa migliorare servizi e infrastrutture per gli ospiti futuri.
Assenza di eredi e desiderio di lasciare un segno
Un altro fattore rilevante è l’assenza di eredi diretti. In questi casi, la casa di riposo diventa il naturale destinatario del patrimonio, in alternativa all’acquisizione dei beni da parte dello Stato. In altri casi ancora, si tratta di una scelta dettata dal desiderio di lasciare un contributo alla collettività: sostenere un ente che si occupa di fragilità e assistenza agli anziani è percepito da molti come una forma di “missione morale” post-mortem.
Il ruolo del notaio e la maturazione della scelta
Il testamento – olografo o redatto per atto pubblico – è lo strumento attraverso il quale si formalizza questa volontà. Il notaio ha un ruolo centrale nel garantire che il testatore sia lucido, consapevole e non soggetto a pressioni. La scelta dell’anziano, tuttavia, è spesso il risultato di un lungo percorso emotivo e relazionale, che può maturare nel corso degli anni e coinvolgere figure di fiducia all’interno della struttura.
Il rischio delle pressioni psicologiche nella fase di fragilità
È proprio nella fase finale della vita, quando subentrano solitudine, decadimento cognitivo o dipendenza dagli altri, che il confine tra libera volontà e condizionamento può diventare pericolosamente labile. L’anziano può diventare vulnerabile a influenze esterne, talvolta esercitate in modo subdolo da chi si trova in una posizione di potere o vicinanza.
Per questo la legge italiana tutela il testatore fragile: qualsiasi testamento può essere impugnato se emergono dubbi sulla capacità mentale del disponente o se si sospetta che la decisione sia stata viziata da pressioni indebite.
Quando l’anziano decide di donare: il gesto di riconoscenza che può cambiare il destino di una struttura
In Italia non mancano esempi virtuosi di donazioni spontanee, frutto di autentica riconoscenza. Alcuni anziani, grati per l’assistenza ricevuta, scelgono di lasciare in eredità beni personali a beneficio delle strutture che li hanno accolti.
A Pavia, una signora milanese ha lasciato quasi 3 milioni di euro alla casa di riposo “Mons. Pertusati”, pari al 49% del proprio patrimonio. Il gesto ha consentito alla struttura di investire in miglioramenti tangibili a favore degli ospiti.
A Vicenza, un’anziana ha donato un appartamento e i propri risparmi all’IPAB locale. Grazie a quella somma, sono state acquistate nuove attrezzature per la cura degli ospiti non autosufficienti.
A Livorno, un’intera palazzina è stata lasciata in eredità a un centro per anziani da una donna senza eredi. L’ente ha potuto ristrutturare la sede principale e ampliare l’offerta dei servizi riabilitativi.
Quando l’eredità diventa sospetta: il rischio concreto di abusi e raggiri
Tuttavia, accanto agli esempi positivi, emergono anche casi allarmanti di abusi e raggiri. Alcuni gestori di strutture, approfittando della solitudine e della fragilità degli ospiti, riescono a ottenere lasciti attraverso pressioni psicologiche, isolamento sociale, o – nei casi più gravi – con falsificazioni documentali.
A Salerno, il gestore di una casa di riposo è stato arrestato per essersi fatto nominare erede universale da una donna di 86 anni, con la complicità della direttrice e dell’amministratrice di sostegno. Secondo l’accusa, furono falsificati testamenti e sottratti ingenti importi dal conto dell’anziana.
A Genova, la titolare di una struttura è stata condannata per circonvenzione di incapace dopo essersi fatta intestare un immobile e una somma di denaro da una donna di 90 anni, che era stata isolata dai parenti e dal medico curante.
A Roma, un contratto di mantenimento fu dichiarato nullo dal tribunale: l’anziana firmataria non era in grado di intendere e volere. L’accordo prevedeva vitto e alloggio in cambio dell’intero appartamento, ma fu presto disatteso.
Nel 2021 a Brescia, un’indagine ha smascherato un sistema truffaldino all’interno di alcune strutture convenzionate: gli operatori convincevano gli anziani a firmare deleghe bancarie e testamenti, minacciandoli con la sospensione delle cure.
Il contratto di mantenimento: alternativa legale, ma delicata
Il contratto di mantenimento è un accordo giuridicamente valido, attraverso cui un anziano cede un bene in cambio di assistenza vita natural durante. Ma se l’accordo è sproporzionato rispetto al valore del bene, o se il donante è in una condizione psicofisica compromessa, può essere impugnato.
Alcuni tribunali italiani hanno annullato tali contratti ritenendoli viziati da squilibrio o da una volontà non realmente libera e informata.
Tutela legale e ruolo dei familiari: come proteggere gli anziani
Per prevenire abusi, è fondamentale che i familiari mantengano un contatto regolare e attivo con i propri cari ospiti in case di riposo. La vigilanza affettiva è spesso la prima forma di difesa contro potenziali raggiri.
Anche la figura dell’amministratore di sostegno, se realmente terzo e indipendente, può garantire trasparenza e protezione. Inoltre, le autorità giudiziarie e i servizi sociali dovrebbero attuare controlli periodici, soprattutto in presenza di movimenti patrimoniali anomali.
La formazione del personale sul rispetto della volontà e dei diritti dell’anziano è un altro elemento imprescindibile per evitare che il confine tra assistenza e abuso venga superato.
La linea tra un gesto d’amore e un raggiro è sottile, ma fondamentale. Le donazioni volontarie devono essere rispettate e tutelate, così come la dignità e la libertà di scelta degli anziani.
Quando si tratta di soggetti fragili e vulnerabili, ogni segnale di anomalia va valutato con attenzione. Famiglie, istituzioni e società civile devono cooperare per garantire che ogni passaggio patrimoniale avvenga nel pieno rispetto della legge e della volontà del disponente.
Solo attraverso una solida cultura della legalità e del rispetto sarà possibile valorizzare la generosità autentica, evitando che diventi strumento di sopraffazione.